venerdì 10 febbraio 2012

“La stella di Nord”, racconto di Gianna Batistoni (Brigatta), blogger, bibliotecaria in Firenze (27/12/2009)

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Comete, acrilico su tela, di Paolo Favaro

Quando verrà Maestro Gelo? domandano i bambini. Stringeranno nei pugni una cometa? Finché la loro polvere, dal cielo e da terra, non sparga in occhi infantili un lungo ultimo sonno e l'ombra non sia folta di fantasmi di bimbi,nessuna bianca risposta farà eco dalle cime dei tetti. [ Dylan Thomas ]

L'albero di Natale, olio su tela, di Marino Di Fazio

Il cielo era bianco, quasi indistinguibile dal vetro appannato dalla condensa. Fuori era così freddo che di chi passava per strada si vedevano solo gli occhi, umidi nel vento, spuntare dal bordo delle sciarpe. Però, il piccolo Nord decise di uscire alla ricerca di Maestro Gelo. Il Natale era passato senza neve sui tetti e Nord pensava che Maestro Gelo avesse perso la strada. Così, Nord si diresse verso la piazza del paese, dove l'abete era stato addobbato con luci e una stella cometa, attaccata in qualche modo alla sua punta. Nord si ricordava una leggenda, sì forse era una leggenda e non una storia, quella che raccontava di come una stella cometa avesse indicato la strada a tre Re che volevano raggiungere un bambino per portargli qualche dono che non si aspettava. «Chissà» si chiedeva Nord mentre camminava in direzione della piazza, lottando con il vento che gli soffiava contro, «Chissà se questa cometa che abbiamo in paese potrà indicare la strada a Maestro Gelo, che si è perso». Arrivato sotto l'abete di luci, Nord guardò la cometa, che era alta-altissima-lassù sulla sua punta e pensò che se Maestro Gelo finora non l'aveva vista era forse perché non era abbastanza vicina al cielo, perché c'erano dei palazzi intorno alla piazza che erano ben più alti. Così si mise a chiamare «Maestro Gelo! Maestro Gelo! Vedi la cometa?», ma il vento soffiava e fischiava forte, le luci tintinnavano, i rami dell'abete scricchiolavano e Nord ben presto si convinse che Maestro Gelo da lì non l'avrebbe mai sentito. Nord, quindi, decise di dover arrivare anche lui vicino al cielo e sparì in un batter d'occhio sotto le fronde dell'abete, abbracciandosi al tronco e usando i rami per tirarsi sempre più su, sempre più vicino alla stella. Era tanta la foga di salire che neppure sentì lo schianto sotto i sui piedi, poco prima di cominciare a cadere. A cadere insieme alla neve, in un silenzio bianco. Poco prima di chiudere gli occhi nel buio credette di sentire l'eco di una voce fredda nella sua testa che gli rispondeva «Eccomi, Nord... sono arrivato, grazie di avermi fatto trovare la strada...». C'era un fiocco di neve, adesso, sul naso di Nord e un po' di sangue che gli usciva dalla bocca.



La gelata, acquerello, di Teresa Caffarelli

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