giovedì 26 gennaio 2012

“Nata il 24 Maggio 1915”, racconto contro tutte le guerre di Gianni Langmann da Milano

1917, Truppa austriaca in marcia verso il Monte Nero a nord est di Caporetto  


Era nata a Guastalla,in provincia di Reggio Emilia, il 24 Maggio 1915. Sì, proprio lo stesso giorno in cui le nostre truppe ricevettero l'ordine di partenza per il fronte della prima guerra mondiale. Suo padre aveva 25 anni e da bravo italiano, cosciente di adempiere al dovere al quale era stato chiamato, come centinaia di migliaia di altri coscritti, si presentò al punto di raggruppamento delle cittadine limitrofe, stabilito a Parma.

Da lì avrebbe preso la tradotta militare in partenza per il fronte che avrebbe visto impegnati i nostri soldati nelle grandi battaglie di Caporetto, dell'Adamello e del Piave.

Guastalla, dove abitavano i suoi genitori, dista da Parma circa 40 chilometri. Al tempo non esistevano mezzi di comunicazione e le strade  non erano asfaltate come al giorno d'oggi. Erano polverose e piene di buche e sassi. Il transito era molto difficoltoso e faticoso per chiunque decidesse di recarsi nel capoluogo.

Suo padre, in procinto di partire, venne a sapere dal fratello della sua nascita, avvenuta proprio in quel giorno alle 16,30. Come fare per potere vederla prima di partire? Chiese di parlare al Signor Tenente e, giunto in sua presenza, lo mise a conoscenza della magnifica coincidenza che gli era stata comunicata, e lo supplicò di concedergli il permesso di ritornare a Guastalla, giusto il tempo necessario di una fugace visita per vedere la sua bimba, appena nata.

In un primo momento, l'Ufficiale disse che non era possibile poichè l'ordine di partenza era imminente e se lui fosse risultato assente alla chiama, sarebbe stato considerato disertore, passibile di fucilazione. Aggiunse che lui stesso, come ufficiale superiore, avrebbe subito seri e gravi provvedimenti disciplinari.

Ma la partenza per il fronte fu posticipata di alcune ore e, ad una nuova richiesta del padre, il Tenente valutò possibile esaudire il desiderio del soldato. Gli chiese la sua parola d'onore che sarebbe ritornato in tempo per l'orario di partenza stabilito. Il Signor Tenente, nel comunicargli il permesso disse : "Mi raccomando, veda di tornare e mantenere la parola data, altrimenti ci fucilano tutti e due", e aggiunse guardandolo negli occhi :"Comunque ho fiducia nella sua onestà".

Inforcata una bicicletta sebbene in cattivo stato e malfunzionante, si mise a pedalare e a percorrere i 40 chilometri che lo separavano da Parma a Guastalla. Arrivò a casa, vide sua figlia, la baciò, baciò anche la moglie e con le lacrime agli occhi, disse che aveva dato la parola d'onore al Signor Tenente e il suo dovere era quello di ritornare immediatamente al suo reparto. Chissà quanti e quali pensieri gli vennero in mente durante il percorso di ritorno attraverso le strade polverose della pianura emiliana...

Arrivato a Parma,si presentò al Tenente che, congratulandosi con lui per aver mantenuto la parola data, gli disse : "Bravo!, lei è stato fedele alla Patria nel poco, avrà sicuramente la ricompensa per il suo comportamento leale".

Dopo circa 40 minuti dal rientro nella Compagnia, dal Comando Territoriale, arrivò l'ordine della partenza per il fronte. Ad ogni stazione dove il treno sostava, i militari erano oggetto di attenzione benevola da parte di donne e bambini; alcuni donavano fiori e cibo e oggetti religiosi, dicendo loro che sarebbero stati presenti nelle loro preghiere.

Non tutto però era piacevole; alcuni militari si lamentavano, insultavano chi li salutava, altri bestemmiavano per la sorte avversa che li aveva colpiti.

Poi tutti, Ufficiali e soldati, nei giorni, nei mesi, negli anni successivi immersi nel grande, enorme, crudele conflitto.

Il computo include più di un milione di soldati italiani in ritirata nella disfatta di Caporetto; oltre tercentomila civili in fuga davanti al nemico. Una esplosione di caos assoluto, più di trecentomila soldati italiani furono fatti prigionieri. Molti furono processati e fucilati per diserzione. Poi, a novembre, sul fiume Piave, la logica della guerra mutò il suo corso.

Dopo aver combattuto per tutto il periodo del conflitto, suo padre ritornò a casa sano e salvo. Solo durante un'azione, fu ferito e una scheggia gli era rimasta tra la scatola cranica ed il cuoio capelluto senza danni irreparabili per la sua integrità fisica e psichica.

Naturalmente, considerata la posizione, non volle mai farsi operare. Sosteneva che :"Non faceva male ed era il ricordo della sua giovinezza".

La profezia del Signor Tenente, si era avverata.

Il padre si portò con sè, morendo, la scheggia della bomba di quel conflitto mondiale.

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