sabato 28 gennaio 2012

“Chapel”, racconto breve di Maria Cristina Solza, milanese, blogger

L'impagliatore, olio su tela di Angela Melfa



Mentre usciva dalla banca, il semaforo era diventato rosso; l'aria era umida, indecisa se essere pioggia oppure no. Una figura dall'altra parte della strada, seduta su un gradino davanti ad una vetrina, attirò la sua attenzione: un uomo giovane, minuto, riparava sedie impagliate, ad uno degli angoli dove anche suo padre riparava sedie impagliate.

Se lo ricordava bene, un omone con grandi occhi celesti, i capelli ed il viso rossicci, lo vedeva sempre da bambina quando accompagnava la mamma in corso Vercelli, contornato da sedie, e anche da ombrelli. Chissà se esiste ancora qualcuno che porta a riparare l'ombrello, lei per esempio non lo faceva, li comprava da poco prezzo, si autodistruggevano o li perdeva prima.

Poi quando aveva cambiato casa, lo aveva chiamato per rifare l'impagliatura di tre sedie: ora, le sedie impagliate per quanto belle non le comprerebbe più. Era rimasta stupita, ed anche un po' delusa, che fosse venuto a ritirare le sedie a casa, e disponesse di un furgoncino e di un laboratorio, aveva sempre pensato che tutto si svolgesse agli angoli delle vie.

Le sedie gliele aveva anche riportate, a casa, accompagnato da un ragazzino. Il padre si chiamava Bernardo, o Giovanni, non si ricordava bene, il figlio Marco, forse, come il suo. Non ci si fa caso di solito a queste cose, ma pensandoci, questo sconosciuto l'aveva vista crescere.
 
Camminare bambina per mano alla mamma, e da madre, spingere il passeggino. Pensieri veloci, uno dentro l'altro, il tempo di un semaforo. Passandogli vicino lo guardò mentre martellava il telaio di una sedia. L'uomo giovane alzò la testa, due occhi azzurrissimi la scrutarono e le sorrisero, per riabbassarsi subito sul lavoro. Fisionomie.

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