domenica 29 gennaio 2012

“Albaluna” (parte 1), racconto breve di Gianna Brigatta, bibliotecaria in Firenze, raffinata blogger di classe


Era l'ora del crepuscolo. La luce e il buio si incontravano su una linea di confine che dava l’impressione d’essere un territorio più vasto; un’intersezione dove le caratteristiche non si fondono. Come nei quadri di Caravaggio. Ci sono creature che vivono solo di notte e si dicono animali notturni. Altre creature vivono, invece, solo di giorno e di notte dormono per recuperare energia vitale, chi con la testa sul cuscino, chi con il capo sotto l’ala, chi come può. Ci sono poi strani esseri della cui esistenza ci si accorge solo al crepuscolo, strani ibridi di creature diurne e notturne in cui le caratteristiche non si fondono e restano agli occhi di tutti, prevalentemente, strani esseri. Lei usciva quando il giardino di casa cominciava a coprirsi da una luce polverosa che trasformava velocemente i fiori e le cose in qualcosa dal contorno sempre meno definito, ombre tridimensionali sempre più scure nello spegnersi della luce.
Lei era un drappo di seta chiara che il sole ingiallisce e consuma. Lei aveva dentro di sé un'armonia che nessuno poteva ascoltare, come uno spartito senza chiave musicale. Lei era un dipinto dai mille colori in una stanza buia. Lei aveva un nome che portava come il titolo di una storia, si chiamava Albaluna.


Nessun commento:

Posta un commento